Con gli occhi rotondi,
la faccia quadrata,
la bici scassata!
e della Tyrrel a sei ruote vittoriosa in Svezia, inizia l’ultima settimana di campagna elettorale. E’ tutto un susseguirsi di comizzi pregni di promesse e di
interviste sui giornali in cui tutti cercano di raggrannellare qualche voto. Una di queste, rilasciata il 15 giugno al giornalista del Corriere della Sera Gian Paolo
Panza dal segretario del Partito Comunista Italiano Enrico Berlinguer, probabilmente cambia il destino dell’intera tornata elettorale. Nelle sue risposte c’è una
continua offerta di (qui citiamo proprio le parole del politico sardo)
elettorato di ceti
medi, di contadini, di donne, di lavoratori e operai dovrà tener conto delle nuove aspirazioni popolari … “.
In verità una proposta simile può essere trovata già a pagina 104 della Relazione presentata al Comitato Centrale del 1975, a testimonianza dell’impronta che
Berlinguer vuole dare da tempo al comunismo italiano.
L’intervista prosegue con il tentativo di fugare le apprensioni di buona parte dei ceti medi e della borghesia produttiva, affermando che:
l’uscita dell’Italia dalla NATO, perché dentro il Patto Atlantico, sotto questa organizzazione, l’Italia oltre che contribuire a consolidare gli equilibri
internazionali, permette di costruire il socialismo nella libertà. … “
Per un comunista, che nel corso di trent’anni ha fatto (o é stato chiamato a partecipare) manifestazioni contro la Nato in ogni occasione, leggere queste righe è
senz’altro un brutto colpo! Se da un lato i militanti della sinistraestrema rimangono sconcertati, così come quelli della corrente filo-sovietica interna al Partito
capeggiata da Armando Cossutta, dall’altro i laici e i socialisti ritengono quello di Berlinguer null’altro che un goffo tentativo di sganciare i comunisti italiani da
quelli dei Paesi aderenti al Patto di Varsavia.
Mancano sei giorni alle elezioni politiche, e molti dentro la sinistra sono dell’avviso che questa intervista più che portare voti al PCI farà risorgere la DC, in
piena bufera dopo gli articoli della settimana precedente riguardanti lo scandalo Looked, con i voti dei moderati. Nei restanti tre giorni di campagna elettorale Il
giornale, con l’intervista, viene fatto svolazzare nei comizi della Democrazia Cristiana con la solita frase:
il Pangloss del Candido voltariano, il migliore dei mondi possibili è il nostro. Votate dunque DC. … “
Nel giorno dell’assassinio dell’ambasciatore USA in Libano, segno che la situazione nel piccolo Paese dell’Asia Minore è ben lontana dalla normalità, torna in campo la
Coppa Italia.
Genoa – Inter 1-3
Lazio – Verona 0-0
CLASSIFICA:
Fiorentina – Napoli 1-1
Milan – Sampdoria 3-1
CLASSIFICA:
Entrambi i gironi si riaprono: l’Inter aggancia il Verona, mentre il Milan avvicina il Napoli e si prepara a tentare il sorpasso nello scontro diretto della domenica
successiva, nel giorno in cui gli italiani sono chiamati al voto.
Nella vigilia delle elezioni, quando la campagna elettorale è ufficialmente chiusa per concedere agli elettori il tempo di riflettere, Edgardo Sogno conquista la
ribalta ottenendo la libertà provvisoria dopo più di un mese di carcere
Nel giorno delle elezioni in quattro città si scende in campo per il penultimo turno di questi esaltanti gironi di semifinale di Coppa Italia.
Inter – Lazio 3-2
CLASSIFICA:
Fiorentina –Sampdoria 3-1
Napoli – Milan 2-1
CLASSIFICA:
partenopei basterà semplicemente non perdere contro la Sampdoria, oppure servira semplicemmente un risultato positivo del Milan contro la Fiorentina nel suo ultimo
incontro casalingo.
Il giorno successivo si chiudono i seggi: la Democrazia Cristiana tira un sospiro di sollievo: il tanto temuto sorpasso da parte del PCI non è avvenuto! Nonostante il
partito abbia ottenuto oltre il 34 per cento dei voti, record storico, a Botteghe Oscure, sede storica dei Comunisti, c’è la netta sensazione di aver perso un’
occasione. Qualcuno si chiede il motivo per cui Berlinguer non abbia sfruttato lo scandalo Looked per dare il colpo di grazia ad una DC dilaniata da lotte interne e
appunto da voci di corruzione. Ma chi è quel terzo della popolazione che sta votando PCI? E soprattutto cosa si aspetta dal maggiore partito d’opposizione? Una
risposta a queste domande la troviamo in un passo del saggio di Gianni Statera:
NELL’ITALIA DEGLI ANNI ’70”
pubblicato da Franco Angeli Editore:
larghe fasce
di intelligentsia, ceto medio, piccola borghesia, tecnici e professionisti illuminati. Si richiede al Pci buona amministrazione, il risanamento dell’economia e,
paradossalmente per un partito che non ha apertamente ripudiato né il marxismo né il leninismo, la rimessa in funzione di una corretta logica di mercato contro gli
sprechi e le perversioni della borghesia di stato. Al Pci, peró, si chiede di farsi ricettore delle persistenti istanze di partecipazione dal
basso, portavoce dei giovani emarginati, dei disoccupati, del sottoproletariato meridionale. La scelta strategica del partito è invece opposta. Enrico Berlinguer
lancia la filosofia dell’austerità, rivolgendosi ai lavoratori garantiti, agli intellettuali inseriti nel sistema, ai ceti medi protetti, cioè
a quella che Alberto Asor Rosa definirà la prima società, quella appunto, dei garantiti. L’austerità diviene così una sorta di occasione storica da sfruttare per
trasformare in senso socialista il sistema ad opera di un blocco sociale composto da formazioni protette ed inserite: si prefigurano, per i giovani,
la riscoperta della fatica dello studio, per i lavoratori la rinuncia ai miti consumistici e la rivalutazione dello spirito di sacrificio in vista del
bene comune. In nome di una superiore gratificazione futura, si invita a rinunciare a una gratificazione nel presente; in una parola, si rilancia quella che Cohn-
Bendit nel 1968 definiva l’etica giudaico- cristiana-staliniana che gli studenti del ’68 violentemente rigettavano in favore della realizzazione
di se stessi e delle proprie istanze di libertà e giustizia sociale nel qui ed ora. La filosofia dell’austerità escludeva di fatto dal grande disegno del
compromesso storico quella che, con molto schematismo, Asor Rosa definì la seconda società (giovani disoccupati o in cerca di prima occupazione, sottoproletariato
urbano, masse emarginate del centro-sud, lavoratori precari non protetti, ecc.) e comunque fu univocamente percepita da queste formazioni sociali come
tale da sanzionare la loro esclusione. …”
movimento base futura per la formazione di uno dei gruppi industriali più grandi del nostro Paese.