Non tutti conoscono Edson Arantes do Nascimento, ma tutti hanno sentito parlare almeno una volta di Pelè, probabilmente la prima vera superstar mediatica del calcio. Oltre ad essere stato un vero fuoriclasse, egli, a differenza del compagno di nazionale Manuel Garrincha ha rappresentato l’esempio del ragazzo che, partito dal nulla si è garantito una solida posizione sociale anche dopo aver appeso le “fatidiche scarpe al chiodo”.
Edson Arantes do Nascimento: L’INFANZIA
I genitori, papà Dondinho e mamma Celeste, gli danno un nome che, a loro modo di vedere, deve essere segno di portatore di luce. Lo chiamano Edson, in onore dell’inventore della lampadina elettrica Thomas Edison; peccato l’errore grafico al momento della registrazione all’anagrafe.
Primo di tre fratelli, per aiutare la famiglia, una delle tante costrette a vivere in miseria, il piccolo Edson svolge svariati lavori umili come ad esempio quello di lustra scarpe. Il padre, un inserviente ex calciatore con la carriera stroncata da un grave infortunio, gli consiglia di tirar calci al pallone per guadagnarsi da vivere. Edson lo prende in parola e, costruendo dei palloni con vecchi stracci o con vecchi calzini, inizia a giocare nelle strade del proprio quartiere.
La leggenda di Pelè ha origine proprio in questo contesto, casualmente! Il ragazzo nutre una passione smisurata per il portiere del Vasco da Gama Bilè, che lui chiama Pelè. I compagni di sfide non esitano a canzonarlo, appiccicandogli proprio quel nomignolo. Anche per questo motivo lui preferisce di gran lunga “Dico”,quello che usano a casa sua!
GLI INIZI: DALLE GIOVANILI DEL BAURUS AL SANTOS
All’inizio dell’adolescenza Edson Arantes do Nascimento entra a far parte delle giovanili della squadra locale del Baurus, diventandone presto un titolare fisso. Dotato di una tecnica individuale sopra la media, grazie ai suoi goal guida i suoi alla vittoria in svariati tornei, ma non sfigura nemmeno contro gli adulti.
A questo punto il suo allenatore Waldemar De Brito decide di portarlo ad un provino per il Santos, presentandolo come il futuro giocatore più forte del mondo. Tecnici e dirigenti rimangono favorevolmente colpiti e, nel 1955, all’età di quindici anni entra a far parte del famoso sodalizio paolista.
Trascorso un anno nelle giovanili, viene aggregato alla prima squadra nella quale esordisce nell’ottobre del 1956 in un’amichevole, dove segna anche un gol.
Le disavventure extra-calcistiche di cui è vittima la stella della squadra Emanuele Del Vecchio, costretto a trasferirsi in Italia per sfuggire alla giustizia brasiliana che lo accusa di omicidio, consentono ad Edson Arantes do Nascimento di trovare una maglia da titolare. Per altre 18 stagioni, la maglia numero 10 del Santos sarà costantemente sulle sue spalle. Anche tra gli adulti il ragazzo riersce a mettersi in luce, tanto da farsi notare anche dai selezionatori della nazionale brasiliana, sempre a caccia di talenti in vista del mondiale svedese.
EDSON ARANTES DO NASCIMENTO IN NAZIONALE: INIZIA LA LEGGENDA DI PELÈ
Nel luglio del 1957 Edson Arantes do Nascimento esordisce con la maglia della nazionale brasiliana in un incontro perso con l’Argentina.
L’anno successivo arriva la notorietà internazionale: il commissario tecnico Feola decide di portarlo in Svezia dove si disputano i campionati mondiali di calcio. Il Brasile dei vari Didì, Vavà, Garrincha e Altafini è una delle grandi favorite. Contro l’Unione Sovietica scende in campo al posto dell’infortunato Vavà, mentre nella gara successiva è l’infortunato Josè Altafini a lasciargli spazio. Il ragazzino ci sa fare: è dotato di una progressione impressionante e i suoi dribling fanno ammattire i difensori avversari. Non bastasse, il giocatore, nonostante la statura non elevata, è dotato di un incredibile stacco di testa che lo rende un attaccante completo. Contro il Galles di John Charles insacca un gol meraviglioso che dischiude ai suoi le porte delle semifinali. Di fronte c’è la Francia dei vari Raimond Kopa e Just Fontaine, ma i transalpini nulla possono contro il talento dei verde oro e soprattutto di questo giovanotto capace di infilare una tripletta.
Ormai è una stella internazionale e le due reti rifilate alla Svezia contribuiscono a proiettarlo nella leggenda a soli 18 anni. È campione del mondo! Ha mantenuto la promessa fatta al padre subito dopo il termine della drammatica sfida persa contro l’Uruguay nel 1950 di vincere lui una coppa del mondo
Edson Arantes do Nascimento: IL MITO DI PELÈ
Raggiunta la notorietà internazionale, il giovane Pelè ha il merito di non montarsi la testa e continua a progredire tecnicamente e soprattutto tatticamente. La sua capacità di calciare indifferentemente sia di destro, sia di sinistro, lo facilita nella costruzione del gioco, facendone un incredibile uomo assist. Col Santos vince tutto quello che c’è da vincere, coppa intercontinentale compresa e si presenta al mondiale cileno del 1962 con le credenziali di stella assoluta.
CILE 1962 E INGHILTERRA 1966 TRA VITTORIA E INFORTUNI
L’edizione iridata è funesta per lui: un grave infortunio subito contro la Cecoslovacchia lo toglie di scena nelle fasi eliminatorie, ma per lui c’è ancora il tempo per andare a referto.
Terminato il mondiale, vinto ancora una volta dal Brasile, Edson Arantes do nascimento – Pelè – diventa l’oggetto del desiderio dei grandi club europei. Real Madrid prima, ed Inter poi, sono ad un passo dal concludere la trattativa, ma il governo locale lo dichiara “monumento nazionale” e ne blocca la dipartita.
Grazie a Pelè il Santos diventa una sorta di Harlem Glob Trotter del calcio, pronta a girare il mondo per disputare gare amichevoli ottimamente retribuite allo scopo di incantare gli appassionati di questo sport. Pelè è un mito che varca i confini brasiliani e nemmeno l’incolore mondiale disputato in Inghilterra nel 1966, nel quale riporta un altro grave infortunio, ne scalfisce l’immagine. La leggenda narra che nel 1967 due fazioni nigeriane in guerra tra loro abbiano deposto le armi per seguire l’incontro che il Santos doveva giocare a Lagos.
MONDIALE 1970: PELÈ PORTA LA RIMET IN BRASILE
Nonostante il suo giuramento di non voler giocare mai più una gara di un mondiale,dovuto allo scandaloso arbitraggio nella partita contro il Portogallo del 1966, che gli ha causato il grave infortunio che lo ha messo fuori gioco,Edson Arantes do Nascimento si presenta in perfetta forma all’appuntamento con l’edizione del 1970 organizzata in Messico. Fin dalle prime battute è chiaro che il numero 10 sarà il grande protagonista della competizione. Realizza gol e soprattutto manda a segno tutti i compagni di reparto in una prima linea fantastica che, vincendo la finale contro l’Italia per 4 a 1, consegna al Brasile il suo terzo titolo iridato e, di conseguenza, la Coppa Rimet.
Ora Pelè è l’indiscusso numero uno del calcio mondiale “Orei”. Ha già realizzato oltre mille reti in altrettanti incontri e tanta attività inizia a farsi sentire, tanto che nel 1971 saluta la maglia verde-oro della sua nazionale in una partita disputata a Rio de Janeiro contro la Jugoslavia.
IL FINALE DI CARRIERA E L’ATTIVITÀ POST AGONISTICA
Nel 1974, alletà di 34 anni, Edson Arantes do Nascimento decide di abbandonare l’attività agonistica. Rimane un anno lontano dai campi da gioco fino a quando i Cosmos di New York, a suon di dollari e con la promessa di farlo diventare un autentico personaggio negli Stati Uniti, riescono a convincerlo a rientrare in scena.
Nella lega nord americana trova vecchi amici ed avversari come Franz Beckembauer e Giorgio Chinaglia con i quali vince il campionato prima di smettere definitivamente nel 1977, dopo di che per lui vi sono alcune comparsate in qualche garad’esibizione. Chi scrive ha avuto la fortuna di vederlo in due di questi incontri: uno disputato nel 1980 al Maracanà nel Flamengo del grande Zico, suo erede designato in una partita contro l’Atletico Mineiro, organizzata per raccogliere fondi da devolvere alle regioni di Minas Jerais colpite da una terribile alluvione e l’altro nel 1982 nel quale, in una selezione mondiale, ha affrontato una europea in cui giocavano i neo campioni del mondo Dino Zoff, Marco Tardelli, Giancarlo Antognoni e Paolo Rossi.
La corsa non era più quella dei tempi d’oro, ma il tocco di palla ….!
DIRIGENTE FIFA ED AMBASCIATORE ONU
Abbandonata l’attività calcistica Pelè ha avuto il merito di riuscire a ritagliarsi una posizione che gli ha impedito di lasciarsi andare come accaduto ad altri campioni. Ha saputo costruirsi un immagine spesa in varie battaglie umanitarie. Per un periodo è stato anche ministro dello sport vivendo una vita che di certo non gli ha fatto rimpiangere la ribalta di quando indossava maglietta e calzoncini.
Tutte le maggiori istituzioni internazionali lo hanno insignito del titolo di giocatore del secolo.
Edson Arantes do Nascimento muore a San Paolo il 29 dicembre 2022 attorniato dall’affetto della sua famiglia. Il suo corpo, vinto dal male del secolo, ha smesso di vivere, ma il mito di Pelè non abbandonerà di certo: ne gli appassionati e nemmeno chi l’ha semplicemente sentito nominare.